calembour ‹kalãbùur› s. m., fr. [etimo incerto]. – Freddura fondata su un gioco di parole, risultante per lo più dalla contrapposizione o dall’accostamento di parole omografe o polisemiche.
Questo dice la Treccani. Noi, anzi, per essere più precisi è stato Pier Paolo Rinaldi, abbiamo declinato il neologismo Calembreweries, cioè giochi di parole applicati alla birra, più specificatamente ai nomi di birre.
Perché, ci siamo chiesti, fare una birra buonissima sbattendosi a trovare ricette e ingredienti e poi chiamarla – chessò – Pils o N. 8?
Abbiamo così deciso di omaggiare i birrai italiani che infondono un po’ del loro genio – oltre che nella birra stessa – anche nel naming. Dopo il primo decalogo, ecco altri dieci nomi di birra bellissimi, in ordine rigorosamente arbitrario.
10. Hoppy Wan Kenobi (Argo)
Se non sapete chi è Obi Wan Kenobi e non sapete che in inglese hop vuol dire luppolo (e hoppy luppolato), cliccate qua. Ciao.
9. Elvo’s Presley (Birrificio Elvo)
Rapido calembrew che omaggia il re del rock’n’roll, giocando col nome del birrificio. Semplice ma simpatico.
8. IPA – Isola Palmaria Ale (Birrificio del Golfo)
Acronimi reloaded. Idea semplice ma brillante: se sei un birrificio di La Spezia la tua IPA si chiamerà IPA, non nel senso di India Pale Ale, bensì di “Isola Palmaria Ale” (per chi conosce i luppoli ma è digiuno di geografia, la Palmaria è l’isola principale del golfo spezzino)
7. Amara Maionchi (Badalà – Diorama)
Se vi piacciono le birre amare, questa vi piacerà ancora di più: è amara come dice il nome, ma è anche Maionchi, quindi una angry ipa – testuale da etichetta, una ipa incazzosa. La trovate nel pub fiorentino Diorama (sarà mica anche questo un gioco di parole?), per il quale viene brassata dal birrificio toscano Badalà.
6. Rye Charles (Birrificio Vecchia Orsa)
Rye è la segale in inglese, Ray Charles è, beh, Ray Charles (lui). La “Rye Charles” di Vecchia Orsa (un bel progetto sociale applicato alla birra) è ovviamente una birra nera con la segale, anzi una black soul ipa.
5. Rye’ccomi (Birra Amiata)
Il rieccomi di questa rye Ipa è riferito a Mike Murphy, birraio americano con un passato italiano – è stato fra i primi agitatori dell’ambiente romano – e questa birra è una collaborazione fra Amiata e Mike, ryeccolo!, tornato in Italia per l’occasione.
4. Mango li cani (Hibu)
L’augurio è che non sia un giudizio sulla qualità della birra, della serie manco li cani la bevono. La “Mango li cani” è una fruit-beer con utilizzo appunto di manghi. Sull’etichetta c’è pure il cane: è Ettore, la mascotte del birrificio Hibu.
3. Gippopils (Kamun)
Bellissimo calembrew che i nerd della birra coglieranno al volo nel suo doppio livello. Altrimenti ecco lo spiegone: è la prima pilsner del birrificio genovese-alessadrino Kamun, e il nome omaggia la capostipite italiana dello stile, la Tipopils di Birrificio Italiano. Ma il birraio di Kamun si chiama Camurri Gian Paolo detto Gippo. Et voila la Gippopils.
2. Schwarze Negher (Picobrew)
Siamo in quel di Milano e questa è una schwarz, quindi una birra scura di tradizione tedesca. Schwarze vuol dire appunto nero in tedesco, e negher vuol dire lo stesso in milanese. Schwarzenegger sapete chi è (ad ogni modo lo ritrovate sull’etichetta seppur in versione afroamericana), quindi qui abbiamo un triplo calembrew: l’attore, la definizione dello stile e della birra in due lingue. Chapeau.
1. Maicol Gecson (Nadir)
E dove sarebbe il gioco di parole? È nascosto, ma è puro genio. Attenzione, arriva: la Maicol Gecson appartiene al raro stile white stout. White stout! Se non l’avete capita vi meritate una Moretti.